CORINNE HOFFMANN

LA MASAI BIANCA

 

Il libro di Corinne Hoffmann “La Masai bianca” mi è stato regalato da un missionario di ritorno dal Kenya. Devo dire che è stato molto interessante leggere la storia di questa donna svizzera, che ha saputo distruggere senza freni qualsiasi barriera razionale che la nostra mente crea dall’educazione che ci è stata data.

Questo romanzo è la storia vera di una donna, di nome Corinne, che decide di trascorrere una vacanza in Kenya con il proprio fidanzato, ma l’incontro con Lketinga, un guerriero Masai, le sconvolgerà la vita. Sboccia così in lei, in questo fantastico, pericoloso ed eccitante paesaggio keniota, lontano dai villaggi turistici, un amore folle per un africano dal volto bellissimo e incantatore, con delle perline intrecciate tra i capelli. 

 

Comincia in questo momento la follia di Corinne…

 

Abbandona la famiglia, il lavoro, il fidanzato, la realizzazione dei suoi progetti, per inseguire il suo amore… e rinunciando a tutto questo, la sua vita cambierà per sempre…

I due hanno poco in comune, si capiscono a stento, ma Corinne, senza esitare un attimo, va a vivere con lui in una capanna di sterco, senza acqua né cibo (solo carne essiccata), con la totale mancanza di igiene, l’invasione di fastidiosi insetti, il modo diverso d’intendere la sessualità, alla mercè di malattie come la malaria, la scabbia e l’epatite, che puntualmente si prende. Tutte cose che lei sembra non vedere…

Questo è un amore forte per un uomo, per la sua gente, per il suo Paese. Insomma, una storia d’amore che ci insegna quanto sia potente la voce del cuore.

Corinne affronta con franchezza i problemi che, dopo il fatidico colpo di fulmine iniziale con questo guerriero Masai, puntualmente si propongono in una coppia formata da due persone che appartengono a due diversi universi culturali.

Questa donna riesce a descrivere lo scontro tra la nostra cultura e quella, per noi quasi impossibile da comprendere, che prevede la poligamia, la sottomissione della donna, le mutilazioni genitali, l’analfabetismo e la strana e lentissima burocrazia.

Corinne descrive in maniera molto semplice gli incontaminati, splendidi e a volte brutali paesaggi della savana, e come la prepotenza di questa terra ti entri dentro, ti faccia quasi prigioniero, senza mai lasciarti libero, insomma, il cosiddetto “mal d’Africa”…

Africa… una terra che richiama tutti a sé con il suo odore selvaggio e misterioso…

Per lei l'impatto con la realtà della savana è durissimo, ma non scalfisce la sua tenacia e la sua ostinazione; e dopo un’odissea burocratica sposa il suo Masai e concepisce con lui una bambina: Napirai.

Per quattro anni Corinne vive in un villaggio, in mezzo alla miseria e alle molteplici difficoltà che giornalmente deve affrontare, dove le donne muoiono ancora di parto, dove le danze tribali sono all’ordine del giorno. Tuttavia cerca di portare qualche innovativo cambiamento, come una macchina e un negozio di generi alimentari, ma né il suo amore né le sue innovazioni riescono a cancellare l’enorme divario che c’è tra di loro… e tutto ad un tratto il suo sogno s’infrange…

La mentalità diversa di vedere il futuro e la mancanza di fiducia di suo “marito” distruggono questo amore, e il coraggio di questa donna ad un certo punto viene a mancare, o meglio si rafforza. E nel momento stesso che si accorge di combattere contro i mulini a vento, prende una seconda decisione drastica, e cioè molla tutto, prende la sua bambina e ritorna in Europa.   

Questi due culture si sono attratte e contemporaneamente respinte, nel tentativo di trovare un punto d’incontro, cosa che purtroppo non è mai avvenuta… Ognuno di loro voleva “imporre” il proprio modo di vivere all’altro: questo è stato il motivo per cui questo grande amore è morto velocemente.

 

Dopo aver letto questo libro, ho avuto un’incontro con una donna africana che vive in Italia da diversi anni e che si è sposata in seconde nozze con un italiano. Incuriosita da quanto ho letto, le ho fatto alcune domande sulla vita di coppia e lei mi ha raccontato molto candidamente come viene concepito questo rapporto.

Per prima cosa, il concetto della coppia che passa teneramente il tempo insieme non esiste. L’uomo non può mostrarsi tenero con la propria donna, equivarrebbe ad un grave affronto alla propria dignità, e l’immagine pubblica verrebbe compromessa.   

L’uomo è il padrone di casa, è quello che comanda e che prende tutte le decisioni. E’ quello che passa gran parte della giornata fuori casa a lavorare o a bighellonare. Insomma viene ritenuto libero di fare più o meno quello che vuole.

La donna invece vive nel suo mondo, tra le faccende di casa, la cucina e il prendersi cura del marito. Non può avere ruoli di responsabilità, soprattutto in sede pubblica. 

Questa è la teoria. La pratica, a detta di questa donna, è un po’ diversa.

Mi ha raccontato che la donna africana è un’ammaliatrice, e quindi dotata di un’arma molto potente che rende l’uomo obbligato a riempirla di attenzioni, gioielli, profumi, vestiti. E nel caso non si ritenga soddisfatta, può abbandonare il compagno per un altro uomo. 

 

 

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