CHRISTIANE F.: NOI, I RAGAZZI
DELLO ZOO DI BERLINO
“Posso smettere quando voglio” è la frase più volte pronunciata da Christiane nel corso della sua rapida discesa nell'inferno della droga: questo ti fa capire quanto l’uomo sia fragile e inconsapevole…
Una storia cruda e squallida, dove Christiane racconta, con un linguaggio diretto sullo sfondo di una Berlino degli anni ’70, la discesa sua e quella dei suoi coetanei nel mondo della droga, tra quartieri dormitorio, discoteche e bagni delle stazioni metropolitane.
Questo libro è nato un po’ per caso: i curatori incontrarono la quindicenne Christiane a Berlino nel 1978, dove era stata chiamata a testimoniare ad un processo. Loro le chiesero un’intervista sul mondo giovanile e da qui nacque il libro, preso in seguito come spunto di discussione da insegnanti, operatori sociali e medici.
I sopravvissuti del suo gruppo e i loro genitori hanno aderito al progetto di questo best seller, disponibili ad evidenziare, con i loro nomi e le loro testimonianze, il carattere documentaristico di questo lavoro.
Ho letto questo libro poco più che adolescente. Una lettura consigliatami dai miei genitori, nel periodo della mia svolta scolastica e del conseguente cambio delle amicizie. Questa storia vera mi ha lasciato in uno stato di squallida tristezza. Un po’ turbata da questa inconsapevole dipendenza, ma forte nell’idea di non gettare la mia vita in un WC della stazione della metropolitana…
“Christiane F.: Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” è la storia vera di Christiane Vera Felscherinow, una ragazzina che vive in un piccolo paese presso Amburgo con la sua famiglia, composta da un padre violento e disoccupato, da una madre impiegata e da una sorella minore.
Vista la loro difficoltà economica, decidono di trasferirsi a Berlino, in un quartiere dormitorio, non distante dal Muro. Ma la situazione economica della famiglia non migliora, anzi si ritrovano a vivere in una situazione ancora più precaria e di disagio, soprattutto per i più giovani. Ma la situazione di Christiane si aggrava quando i genitori si separano: così indifesa, è facile preda delle droghe, e a soli 12 anni conoscerà l’hashish…
Con la sua amica Kessie comincerà a frequentare una “moderna” discoteca, che non è altro che il centro dello spaccio di queste sostanze stupefacenti. Qui conosce Detlef, se ne innamora, e insieme arrivano all’eroina, dapprima fumandola e poi iniettandola in vena. Per soddisfare il bisogno dell’eroina, saranno costretti a prostituirsi e lo faranno, quasi come punto fisso, alla fermata della metropolitana “Bahnhof Zoo”, all’insaputa della madre di lei…
Christiane tenterà insieme al suo ragazzo di disintossicarsi, ma inutilmente.
Resterà lontana dalla droga solo quando andrà a passare qualche giorno dalla nonna ad Amburgo.
Scoperta dalla madre a fare uso di questa sostanza, Christiane scappa di casa e va a vivere da un cliente di Detlef, anch’egli tossicodipendente. Nel frattempo il suo ragazzo viene ricoverato in una struttura specializzata in disintossicazione.
Rimasta sola, la sua vita diventerà completamente inscritta nella prostituzione e nella tossicodipendenza. Tenta il suicidio quando una sua amica muore di overdose, ma fortunatamente il tentativo non va a buon fine…
Alcune settimane dopo, Detlef scappa dalla clinica e per evitare di prostituirsi comincia a spacciare. Dopo un suo malore dovuto ad un’iniezione, Christiane chiama i soccorsi. La polizia la riconosce come ragazza scomparsa e la riporta a casa dalla madre, la quale, per salvarla, l’accompagna dalla sorella ad Amburgo dove la iscrive ad una scuola professionale.
Questo libro è assai duro, ma ti dà la speranza che, dopo la discesa, c’è la risalita, anche se faticosa… e che la soluzione del problema della droga è lontana, ma possibile…